martedì 12 febbraio 2008

La società liquida

Lavoro di gruppo sulla relazione di Vincenzo Moretti
sintesi a cura di Marianella Casali


Nell'immaginario dominante , la narrazione collettiva di carattere postideologico che si coglie è quella che ritrae la società in cui il conflitto sembra non avere più caratteri spiccatamente identitari o emancipativi che riguardano sia l'uso e la distribuzione delle risorse , le politiche di protezione e di stato sociale -
Il conflitto tra capitale e lavoro si moltiplica e si confonde anche su terreni diversi, come il territorio, le politiche di coesione sociale e di sicurezza, le politiche familiari, mentre i soggetti sociali si frammentano in individui o in gruppi di individui, in corporazioni, che sembrano non interessare più tanto e solo le classi sociali, ma piuttosto i generi, le generazioni, i lavoratori subordinati e gli atipici, i flessibili, ecc.
Ciò, in parte, determina un'involuzione dei modelli sociali esistenti, senza più certezze di tenuta, in cui in un processo di individualizzazione e di atomizzazione la rappresentanza del lavoro, benchè centrale, non è più sufficiente a rappresentare condizioni sociali definite. Inoltre, il lavoro, in sé non garantisce più l'esclusione dalle soglie di povertà e di vulnerabilità sociale, che possono diventare fenomeni di slittamento comuni e abbastanza diffusi per molte classi sociali, con carattere di intergenerazionalità, con similitudini e differenze tra i sessi.
Le grandi reti pubbliche di servizi collettivi hanno registrato vistose interruzioni, mentre il processo di globalizzazione senza regole , d'internazionalizzazione senza confini e di delocalizzazione progressiva hanno segnato vere e proprie cadute non solo delle protezioni nazionali e di Stato, ma anche dei legami comunitari e di coesione sociale.
Se negli ultimi 25 anni sono lievitati in maniera significativa la durata e la profondità delle crisi economiche e l'instabilità del lavoro sono al contempo aumentate percezioni di insicurezza collettiva e individuale che hanno scaricato sul lavoro e sulla condizione sociale e di cittadinanza una condizione di frantumazione delle connessioni che legano comunità locali, autonomie soggettive e responsabilità pubbliche. La condizione di lavoro, anzitutto, ha registrato un vistoso sfaldamento tra livello di sicurezza e protezione associato al reddito, potenziata dall'asimmetria esistente tra fasi lavorative e bisogni e aspirazioni che tendono sempre più a divaricarsi. Ciò aumenta una pericolosa percezione di evoluzione della rappresentanza sociale, tale a volte da indurre a una sorta di superamento delle funzioni stesse degli organismi intermedi di rappresentanza e del Sindacato stesso.
La battaglia è culturale, ovvero quella di rompere il pregiudizio secondo cui non è più auspicabile , una rappresentanza generale del lavoro, dei lavoratori e delle loro condizioni di vita.
Nelle condizioni attuali non è automatico né tantomeno ovvio rappresentare la società frammentata con l'obiettivo di leggere, interpretare, porre domanda e indicare strategie di risposte coerenti alla società frammentata che abbiamo di fronte, unificando interessi apparentemente diversi, in una condizione di trasparenza, equità e legalità, nell'esercizio collettivo e universale della cittadinanza.
La sfida attuale anche in termini di nuova coesione sociale è quella di salvaguardare conquiste di garanzie del lavoro, la promozione e la valorizzazione delle soggettività così come la cura delle identità collettive e dei diritti , proprio nella seconda fase della globalizzazione in cui assistiamo a un peggioramento generalizzato delle tutele universalistiche.

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