Lavoro di gruppo sulla relazione di Alessandra Ballerini
sintesi a cura di Marianella Casali
sintesi a cura di Marianella Casali
La prima formulazione della legge 189/2002 ovvero della“Bossi Fini” titolava in “Legge a tutela della cultura italiana” e già tale configurazione esprimeva bene l'impianto legislativo e gli intenti ad essa sottesi. La Bossi -Fini non ha mai costituito un vero e proprio testo organico e rivisitato rispetto alla legge Turco-Napolitano del '98, ma di un testo emendativo in pejus della stessa.
L'attuale “Pacchetto sicurezza” di cui il decreto legge n°92 del 23/5/2008 e il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21/5/2008 sulla dichiarazione di stato d'emergenza, in relazione alle comunità nomadi in alcune regioni italiane, unitamente a schemi di decreti legislativi relativi a prossime modifiche e integrazioni pone in massima evidenza la questione del diritto d'emigrazione in strettissima relazione con la tutela dei diritti umani, ad esplicito completamento della Bossi Fini.
Le nuove norme adottate o proposte in materia di stranieri , immigrazioni e diritto d'asilo aggravano notevolmente le condizioni del sistema di diritto degli stranieri in Italia, rafforzando e irrigidendo prevenzione e repressione dell'immigrazione illegale, indebolendo notevolmente le effettive possibilità di ingresso regolare per motivi di lavoro e le misure d'integrazione sociale.
Le norme sono esplicitamente restrittive e spesso controproducenti , in particolare rispetto all'obiettivo di assicurare le legittime esigenze di diritto alla sicurezza personale , al di là della cittadinanza di riferimento.
In particolare, si tratta di alcuni punti di particolare rilevanza che aggravano la condizione dei cittadini extracomunitari:
1) introduzione del reato di clandestinità, che criminalizza la condizione stessa, ancor prima che venga comminata l'espulsione e che aggrava di 1/3 qualsiasi reato commesso, in quanto clandestini. La legge, in tal senso, punisce la condizione soggettiva, prima della condotta
2) inasprimento delle norme per chi chiede asilo politico e per chi fa domanda di ricongiungimento familiare ( test DNA), dando un enorme sfera di discrezionalita' all'autorità di pubblica sicurezza e/o amministrativa circa le modalità di accesso alle procedure in esame
3) allungamento dei tempi di trattenimento nel CTP che modificano, tra l'altro, la propria funzione in “ Centri di identificazione e di espulsione”, con un innalzamento fino a 18 mesi del periodo di trattenimento, che risulta misura limitativa della libertà personale prevista dalla legge e rendendo ancor più inedeguata l'attuale funzione, capienza complessiva del sistema CTP , nonché di un aumento degli oneri finanziari dello Stato.
4) limitazioni della possibilità di acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio: si allungano a 2 anni i termini di residenza legale in Italia ai fini dell'acquisizione della cittadinanza per lo ius matrimoni
5) introduzione di regole più restrittive per il trasferimento di denaro all'estero, che avrà come risposta l'affidamento delle rimesse degli stranieri a canali non ufficiali
6) chi affitta casa a un immigrato irregolare rischia confisca e multa ( ora la disposizione sembra mitigata e circoscritta)
7) la dichiarazione di stato d'emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi in tre regioni italiane ( Campania, Lazio, Lombardia), con richiamo espresso a situazioni d'eccezionalità, oltrepassando, tuttavia, esplicitamente il doveroso perseguimento di condotte illecite e perciò stesso il principio di responsabilità penale individuale con una criminalizzazione collettiva delle comunità nomadi Rom, sulla base di pregiudizi razziali
Se la sicurezza non può che essere un valore sociale esplicitamente funzionale alla convivenza civile e non tanto un discrimine di cittadinanza, ne' tantomeno un disvalore costruito sulla condizione personale di “straniero”, ciò rende ampiamente discutibile il “Pacchetto sicurezza” nella sua filosofia d'intervento e nella stessa struttura, oltrechè sotto il profilo della legittimità costituzionale internazionale e comunitaria , poiché rende assolutamente più difficile l'esercizio di diritti fondamentali quali la libertà personale, il diritto d'asilo, il diritto all'unità familiare e alla libertà di circolazione e di soggiorno dei cittadini comunitari ed extracomunitari in Italia.
Il tasso di sicurezza collettiva, come condizione vissuta, ma soprattutto percepita, non aumenta certamente con il proliferare di una normativa di tal genere, ampiamente illegittima, ma con una disciplina più efficace sui nuovi flussi d'ingresso per lavoro e favorendo misure effettive di integrazione sociale.
Il concetto di insicurezza, al di là di ogni considerazione sulla sua origine o creazione, è un concetto altamente indefinito, essendo ora percepito e qualificato in maniera estremamente diversificata a seconda dei contesti urbani, delle configurazioni delle periferie, così come dei territori regionali di riferimento.
Si andranno così a creare situazioni estremamente diversificate sull'intero territorio nazionale, con un aggravarsi di tendenze localistiche nonché di fenomeni di diffuso razzismo verso gli stranieri e di attribuzioni di poteri forti in capo all'Autorità locale comunale ( quali la sicurezza urbana e l'ordinata convivenza) .
Anche la possibilità paventata che il Prefetto possa sostituirsi al Sindaco, rispetto a ipotetiche minacce , relative all'incolumità pubblica e/o alla sicurezza urbana” costituisce un pericoloso ritorno al passato , nel quale l'Autorità statale presente in sede locale può avocare a sé poteri straordinari d'intervento , in funzione di “garante” della convivenza civile, con un chiaro monito a quei sindaci che non si avvarranno di ordinanze contingibili ed urgenti per affrontare e risolvere situazioni di trasformazioni sociali profonde, come quelle in atto.
Se l'attuale normativa sul diritto di cittadinanza non appare più in grado di rispondere alle sfide e alle domande di coesione sociale derivanti da una trasformazione ormai irreversibile che ha posto l'Italia da paese d'emigrazione a paese oggetto di flussi d'immigrazione, tuttavia l'attuale “Pacchetto sicurezza” prelude a situazioni reattive di estrema pericolosità dettate da chiusura identitaria e da radicalizzazione socio-politica.
La disposizione del reato d'ingresso illegale degli stranieri extracomunitari in Italia, ad esempio, esprime tutta la propria gravità, in quanto si pone in contrasto insanabile con i principi essenziali del proprio stato di diritto e dell'art.3 della Costituzione europea per i diritti umani , criminalizzando i migranti e sanzionando sempre più le condizioni soggettive e non tanto le rispettive condotte.
La vera e unica prevenzione dell'immigrazione clandestina potrebbe attuarsi tramite l'aumento degli ingressi regolari per lavoro, ovvero su una nuova disciplina degli ingressi per lavoro che consenta l'incontro diretto della domanda e dell'offerta di lavoro sul territorio nazionale. Soltanto dopo aver riformato la disciplina dei nuovi ingressi, eventuali casi di ingresso irregolare dovrebbero essere trattati con controlli giudiziari mirati, per evitare il sovraffollamento delle strutture penitenziarie di extracomunitari in attesa di giudizio.
Inoltre, qualificare l'ingresso illegale come reato spingerebbe i migranti clandestini a ad affidarsi alle organizzazioni criminali sia per l'ingresso che per la permanenza, rendendoli ancor più vulnerabili di fronte a fenomeni di abuso e di sfruttamento.
Se il disegno di legge Amato-Ferrero mirava all'estensione della formula del contratto di ricerca-lavoro ( prevedendo anche un allargamento della possibilità di ricongiungimento familiare) tramite la garanzia di sponsor o tramite autosponsorizzazione, l'attuale politica di sanzione dell'ingresso illegale si fonda sul principio di criminalizzazione, di carcerazione e di espulsione dell'immigrato clandestino, con misure che della repressione fanno un approccio di sistema e non di extrema ratio. In tal senso occorre interrogarsi se l'inasprimento delle pene sia uno strumento per assicurare la sicurezza collettiva all'interno del territorio nazionale o sia in visibile contrasto con la normativa comunitaria, nella quale ordine pubblico e sicurezza devono configurarsi come eccezioni rispetto al principio li libertà di circolazione e di reale integrazione sociale dei migranti. nonché di fenomeni di diffuso razzismo verso gli stranieri.
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